LA MALA
La Mala è la storia di una donna che tenta, rispecchiandosi nello sguardo del pubblico, di comprendere e ricomporre i pezzi della propria umanità. Lo fa attraverso il linguaggio che passa dal dialetto al grammelot per diventare poi un linguaggio più strutturato e "adulto".
Scritto da: Annalisa Falché
Regia: Gaddo Bagnoli
Interpretato da: Annalisa Falché
Rompe la barriera della quarta parete per portare gli spettatori all'interno del suo dramma. Il sottotitolo ' O Mae', in spezzino "mae" significa “mare”, ma anche “male” e "madre", deriva proprio da questa stessa radice che unisce tre significati con cui la protagonista ha un rapporto profondo: mare, male e madre. Il mare e l'acqua sono l'elemento e il suo luogo di origine. Il male è l’oscurità e il dramma che si porta dentro. La madre è la maternità o nascita di se stessa negata. La protagonista s’interroga, attraverso lo sguardo dello spettatore, sull’eterno paradigma della vita: il rapporto con le proprie scelte, con l’amore, con la morte e con la creatività. Quante volte siamo gli assassini delle nostre speranze e dei nostri desideri? Quante volte soffochiamo i nostri lati oscuri incapaci di accettarli? Paradossalmente ammazzare diventa nello spettacolo un’azione d’amore, un atto creativo. “Chi guarda” si ritrova nell'epicentro di una storia, la propria, di un vortice di violenza e amore trovando l'opportunità di afferrare il movimento e la ciclicità della vita, che nel quotidiano, spesso, ci sfugge. Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. La Mala cerca quella strada, quella vocazione: ognuno di noi, nascendo, ha un’unicità che chiede di essere vissuta, ma che dimentichiamo e uccidiamo pensando di nascere "vuoti" e pronti per essere riempiti di pensieri altrui.
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